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VajontS 23, un racconto, cento racconti di acqua e di futuro

Venerdì 9 ottobre un’azione corale di teatro civile mai avvenuta prima

Marco Paolini, la voce di un uomo solo con la diga del Vajont alle spalle che raccontava la tragedia che costò la vita a 2.000 persone parlando di responsabilità e non di «natura maligna», fece con Il racconto del Vajont la storia della TV e del teatro. Quella voce, il 9 ottobre del 2023, diventerà un enorme coro di 600 messe in scena del VajontS in Italia e nel mondo: oltre 130 teatri, da grandi istituzioni come il Piccolo Teatro di Milano e i Teatri Nazionali a piccoli teatri di provincia, e poi gruppi di amici che lo leggeranno in casa, parrocchie, gruppi di lettura, insegnanti che lo faranno leggere a staffetta ai loro studenti, colleghi di lavoro, gruppi di teatro amatoriale, comitati di quartiere, e persino la corsia di un reparto oncologico. VajontS 23 riscritto da Marco Paolini con la collaborazione di Marco Martinelli diventa «un’azione corale di teatro civile», il più grande evento di teatro diffuso mai realizzato in Italia per parlare questa volta non di memoria e di responsabilità, ma di futuro. Duemila persone coinvolte direttamente nei cori, migliaia in ascolto nei modi diversi: tanti racconti non solo per ricordare quel che è accaduto, ma per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. La storia del Vajont non è solo memoria di una immane catastrofe di 6 minuti, ma una lunga serie di negligenze, inerzie, rischi mal calcolati o scartati perché inconcepibili, non perché impossibili. I segni della crisi climatica sono urgenti e gravi, non possiamo non imparare la lezione, ripetere gli stessi errori, questo il senso dei Vajont oggi.

 

«Quando pensai di raccontare la storia del Vajont - ricorda Marco Paolini - ero giovane e volevo restituire giustizia a chi non l'aveva avuta e anche mettermi alla prova, perché anch'io avevo memorizzato quella storia come un disastro naturale. Volevo raccontare l'ingiustizia. Dire i nomi dei colpevoli. Trent'anni dopo del Vajont sappiamo molto di più. Giustizia è stata fatta, memoria è stata ricostruita. Ma Vajont è anche una catena di errori. Quello che chiediamo raccontando VajontS 23, non più da solo ma in un enorme coro, è di riflettere sugli errori più che sulle colpe e di ragionare sulla complessità delle storie di tutto il nostro Paese. Per questo un Vajont con la S al plurale, perché le situazioni di fragilità dell'Italia, fragilità idrogeologica e le nuove situazioni di siccità a cui la crisi climatica ci espongono, richiedono anche al teatro, all'arte in generale, di occupare un ruolo civile di colla sociale tra i cittadini. E’ questo il senso del coro che noi abbiamo messo in campo per il 9 ottobre 2023. Un coro che chiama i cittadini senza fornire a loro delle risposte tecniche, senza indicazioni politiche su che cosa bisogna fare. Non compete a noi la direzione politica, ma ci compete rimettere i cittadini in una nazione in una presenza attiva di quella che noi chiamiamo prevenzione civile. Un ruolo pre politico del teatro, rispetto al quale però la politica oggi non è in grado di rispondere perché divisiva. Dunque abbiamo bisogno di ricostruire questo tessuto e storie come quella del Vajont ci aiutano a rimettere insieme le persone. «Catarsi» per i greci era il sinonimo della funzione della tragedia, ma nel dialetto bellunese «catarsi» significa «trovarsi»: mi viene il dubbio che forse i greci volessero dire la stessa cosa e che forse il teatro oggi serva soprattutto a «ri-trovarsi», insieme, meno soli».

 

L’adesione alla chiamata di VajontS 23 è andata oltre le attese: 135 teatri in Italia e nel mondo; 223 gruppi «affettivi»: famiglie, coppie, gruppi di amici; 118 letture «di comunità»: colleghi, gruppi di lettura, parrocchie; 94 scuole: insegnanti che hanno deciso di organizzare letture con i loro studenti; 50 gruppi di teatro amatoriale, o enti, comuni, aziende che stanno organizzando una lettura pubblica.

 

Per tutti loro VajontS 23 sarà un canovaccio che ciascuno liberamente metterà in scena: a Milano allo Strehler assieme a Marco Paolini ci sarà un coro di 20 grandi attori e 200 cittadini tra i quali il sindaco Giuseppe Sala e la scrittrice Benedetta Tobagi, al Carcano prima della messa in scena di VajontS con Lella Costa e la Compagnia Atir ci sarà una lezione-spettacolo del geologo Mario Tozzi, come al Teatro Verdi di Padova ci sarà il filosofo Telmo Pievani. Il Teatro Stabile di Torino porterà in scena assieme Gabriele Vacis, che del primo racconto del Vajont fu autore assieme a Marco Paolini, i giovani dai 23 ai 26 anni della compagnia PEM. Nella messa in scena di Marco Martinelli con Ravenna Teatro/Teatro delle Albe assieme agli attori ci sono i cittadini riuniti in coro con una chiamata pubblica e la testimonianza sul palco di Fabrizio Galavorri, che a maggio lasciando defluire l’acqua nelle sue terre ha salvato i mosaici di Ravenna dall’alluvione. A Napoli la casa del Contemporaneo unirà quattro sale, dai Quartieri Spagnoli a Fuorigrotta, da Castellamare a Salerno gli attori saranno in dialogo con i comunicatori della scienza in un progetto intergenerazionale che coinvolgerà anche 80 alunni di quarta elementare. Al Brancaccio di Roma ci saranno 32 grandi attori chiamati a raccolta da Vittorio Sermonti: da Neri Marcorè a Luca Zingaretti, da Valerio Aprea a Paolo Calabresi, per citarne solo alcuni, accompagnati da chitarra e violoncello. Al Sociale di Bergamo con la Fondazione Donizetti 9 compagnie teatrali si sono messe insieme per un unico progetto così come al Galli di Rimini vanno in scena le 11 compagnie della città. Il Crest di Taranto va in scena a Largo Gaetano, luogo simbolo dell’alluvione del 1883 e che segna l’avvio dell’industrializzazione per la città, mentre a Cagliari il Cada Die  racconta di acqua e di fuoco, in una regione dove il progressivo spopolamento e abbandono delle campagne trasforma il territorio in facile combustibile. 

Un Vajont speciale sarà quello di Teresa Mannino in diretta con una puntata speciale di Caterpillar su Radio2 che si collegherà con i vari cori in Italia e nel mondo. Alle 22.39, l’ora della frana, tutte le messe in scena si fermeranno in un minuto di silenzio e si ascolteranno i rintocchi della campana di Longarone.

Subito dopo da tutte le piattaforme free sarà possibile ascoltare il podcast di Chora Media «V come Vajont» con il racconto di Marco Paolini.

La rete di VajontS 23 nasce da un’idea di Marco Paolini per Fabbrica del Mondo, ed è realizzata da Jolefilm in collaborazione con Fondazione Vajont.

Qui la rete dei 135 teatri che partecipano a VajontS 23 in Italia e nel mondo.

 

Tutte le informazioni su www.fabbricadelmondo.org

 

Per ulteriori informazioni per la stampa:

SILVIA GIRALUCCI
cell. 328 4894378
silviagiralucci@me.com


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